“L’Anestesia è la scienza dell’incoscienza”: il saluto del dottor Dario Caldiroli al Besta dopo il pensionamento

“L’ANESTESIA E' LA SCIENZA DELL'INCOSCIENZA”: IL SALUTO DEL DOTTOR DARIO CALDIROLI AL BESTA DOPO IL PENSIONAMENTO

11 marzo 2022

Notizia

“L’ANESTESIA E' LA SCIENZA DELL'INCOSCIENZA”: IL SALUTO DEL DOTTOR DARIO CALDIROLI AL BESTA DOPO IL PENSIONAMENTO

In un’intervista, il dottor Caldiroli, Direttore Direttore della UOC di Neuroanestesia e Rianimazione del Besta da poco in pensione, racconta i ventun anni trascorsi al Besta e la passione per l’anestesia, divenuta per lui una vera e propria “filosofia di vita”.

 

Il paziente lo si incontra una sola volta prima dell’intervento: è in quel momento che lui si consegna all’anestesista per entrare nello stato di incoscienza che lo accompagnerà per tutto il tempo dell’operazione. L’anestesista è colui al quale il paziente affida la sua vita: toglie la coscienza in pochi istanti, fa perdere il controllo sulla mente e sul fisico. Il paziente consegna in quel momento la mente e il corpo a uno sconosciuto, con cui non ha mai sviluppato prima un rapporto di cura e quindi di fiducia”: così il dottor Dario Caldiroli, Direttore della UOC di Neuroanestesia e Rianimazione del Besta in pensione dal mese di dicembre, sintetizza la professione di anestesista, nella quale, durante la sua esperienza al Besta, ha saputo unire la pratica medica a una grande attenzione per lo studio del ‘fattore umano’. Lui stesso spiega: “L’abbiamo definita Psicoanestesia: questa integrazione tra l’attività intellettuale anestesiologica e l’attività intellettuale psicologica è nata qui in Istituto, da una nostra idea. Nel mio staff abbiamo infatti inserito una neuropsicologa che potesse approfondire l’aspetto cognitivo dell’anestesia. Questo è uno dei motivi per cui devo ringraziare il Besta, ospedale che ha rappresentato per me, negli anni, una crescita culturale profonda; il percorso al Besta ha arricchito le persone dal punto di vista tecnico, ma ha soprattutto reso ancor più consapevoli gli anestesisti della loro importanza sociale”.

Secondo Caldiroli “ciò che rende speciale il Besta sono gli infermieri. L’anestesia e le scienze infermieristiche hanno molte similitudini in quanto entrambe hanno una visione sistemica e gestionale del paziente mettendo il paziente e non la sua patologia al centro della loro attività”. Poi approfondisce: “Credo molto nell’importanza dell’attività infermieristica. Nel nostro Istituto molti infermieri sono stati addestrati alla gestione delle sedazioni al di fuori della sala operatoria: le nurse sono in grado di effettuare accurate valutazione dei pazienti da sottoporre ad anestesia e hanno la capacità di scegliere i farmaci più adatti per eseguire sedazioni. Per il raggiungimento di questi risultati credo sia necessario proporsi come pionieri di questo cambiamento nelle sedi del governo locale e nazionale ed esportare il modello Besta dell’ attività infermieristica in campo anestesiologico”.

Il dottor Caldiroli tiene a sottolineare anche che “l’anestesia comporta due grandi rischi che lo specialista deve gestire: il primo è il rischio intrinseco associato alla somministrazione dell’anestesia che non è eliminabile; Il secondo è il fattore umano che condiziona molto le performances individuali e di gruppo e che comprende anche la stanchezza e lo stress: ‘Anestestista, nosce te ipsum - conosci te stesso –‘ prosegue il dottor Caldiroli, che per il latino nutre una grande passione, tanto da avere scritto anche un proemio sulla gestione delle vie aeree in anestesia proprio in lingua latina. “Dopo la laurea ho scelto di specializzarmi in Anestesia perché rappresentava un ibrido perfetto tra la Chirurgia, che percepivo troppo manuale e la Medicina interna, troppo intellettuale senza un riscontro pratico immediato. L’anestesia rappresentava e rappresenta ancora oggi una disciplina con un contenuto misterico che non ci è dato conoscere, che permette un viaggio nell’ignoto mondo dell’incoscienza. L’anestesia è quindi ‘la scienza dell’inconscienza’ e per questo mi ha affascinato e continua a farlo ancora oggi. L’anestesista accompagna il paziente durante il viaggio nel mondo dell’incoscienza e vigila su di lui sostituendosi alle funzioni vitali che il suo cervello non controlla può più controllare”.

Il medico passa la parola all’uomo – allora giovane studente - che per la prima volta è entrato in contatto con il nostro Istituto: “La mia storia con il Besta è iniziata nel 1973 – spiega Caldiroli. Frequentavo Medicina e ogni giorno, transitando in Città Studi per tornare a casa, non passavo mai sul marciapiede sul lato dell’ospedale, perché quel palazzone giallo aveva un aspetto lugubre che preferivo tenere a distanza. Poi, nel 1995, la vorando a Sondalo, in Valtellina, ho cominciato a frequentare il Palazzo della nobile famiglia Besta, un palazzo storico dove andavo spesso a vedere mostre e ho iniziato conoscere la storia di Carlo Besta incontrando anche i discendenti della sua famiglia. Pochi anni dopo, nel 1999, proprio al Besta, in quel palazzone che mi aveva angosciato, ho partecipato al concorso per il ruolo che avrei ricoperto per 21 anni. E da quel giorno nebbioso di novembre 1999, di quel palazzone, non più lugubre ma luminoso e pieno di vita, non ho potuto più fare a meno”.

In oltre vent’anni trascorsi al Besta, il dottor Caldiroli ha portato una nuova impronta nell’ambito dell’anestesia, come lui stesso illustra: “Quando sono arrivato al Besta, già allora per tutti Istituto di fama internazionale per la ricerca e la cura in Neurologia e Neurochirurgia, il mio lavoro si è concentrato nel nobilitare una disciplina poco conosciuta, nel far emergere le sue proprietà sistemiche, culturali e il suo impatto sociale. Il riconoscimento delle proprietà sistemiche dell’anestesia negli anestesisti ha poi permesso attraverso numerosi corsi di aggiornamento di far conoscere e far evolvere la conoscenza dell’anestesia nel pubblico”.

Con la collaborazione delle amministrazioni che si sono o succedute negli anni è stato dato un notevole impulso alla gestione del paziente in blocco operatorio attivando una vera Recovery Room dove si esercita la medicina perioperatoria, una struttura che permette di seguire i pazienti nell’immediato post operatorio, identificare le complicanze precoci ed evitare per molti di essi il traumatico ricovero in rianimazione. La gestione clinica dei pazienti in Recovery Room ha richiesto nel tempo la qualificazione professionale del personale infermieristico che ormai da anni è il principale responsabile della sua gestione. Oggi siamo in Italia il punto di riferimento della gestione del paziente post operato neurochirurgico – approfondisce il dottor Caldiroli- . Sempre per merito dell’investimento nella crescita della professionalità infermieristica nel corso degli anni anni abbiamo introdotto la ‘nurse led sedation’ per i bambini da sottoporre a Risonanza Magnetica e per la somministrazione spinale di farmaci per la cura della SMA”.

Il dottor Caldiroli conclude: “Considero il Besta come un laboratorio in cui è stato possibile fare sperimentazione clinica e gestionale e che mi ha permesso di essere diventato quel che sono oggi. Sono onorato di essere stato parte di una struttura di così grande prestigio e di poter essere qui a raccontare tutto questo. Allo Camp Nou di Barcellona è riportato il motto della squadra che più ha vinto nel mondo del calcio “Mes Que Un Club” il cui significato “più di una squadra” si adatta perfettamente a quello che per me è stato il Besta: appartenenza e filosofia…un tempio da cui si trasmette conoscenza…al di là della lugubre struttura. Qualcuno capirà queste geflugelte worte”.

Responsabile della pubblicazione: Ufficio Stampa
Ultimo aggiornamento: 10/03/2022