Dottoressa come sta? Psiconcologia in tempi di Covid-19

Dottoressa come sta? Psiconcologia in tempi di Covid-19

05 novembre 2020

Articolo

Dottoressa come sta? Psiconcologia in tempi di Covid-19

Un momento di confronto per condividere esperienze, paure, speranze, preoccupazioni di questi difficili mesi di pandemia e fornire strumenti per affrontare eventuali nuove situazioni di incertezza particolarmente stressanti. Questo è stato “Dottoressa come sta? Psiconcologia in tempi di Covid-19”, l’evento di formazione organizzato da Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta con il patrocinio della Società Italiana di Psicooncologia e in collaborazione con Cancro Primo Aiuto Onlus e l’Associazione Italiana Tumori Cerebrali.

«Durante il lockdown, mi sono trovata a mettere ordine, mentale e pratico, in casa» ha raccontato Deborah Maradini, psiconcologa di Cancro Primo Aiuto ONLUS. «E così ho ritrovato una lettera che avevo scritto vent’anni fa alla mia cara nonna, per la cui scomparsa mi trovo oggi ad essere una psiconcologa. In suo ricordo ho così proposto alla Dottoressa Fariselli, dando continuità anche al lavoro svolto negli anni precedenti, di organizzare un momento di confronto partendo da ciò che tutti noi ci siamo sentiti chiedere in questi mesi in modo genuino e sincero dai nostri pazienti, ovvero “Dottoressa, come sta?”, riducendo,  paradossalmente,  la “distanza terapeutica” proprio in tempi di distanziamento sociale».

«Le domande che ci siamo posti, quando abbiamo pensato a questo momento – ha aggiunto proprio Laura Fariselli, Direttore dell’Unità Operativa di Radioterapia della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta – sono state “Può servire la psiconclogia in questo momento? Perché può servire? Ci sono dei rapporti con situazioni passate che possono aiutarci ad affrontare il problema cogente?”». 

Il compito di provare a dare qualche risposta a questi quesiti è stato affidato a due grandi professionisti: Erica Francesca Poli, psichiatra, psicoterapeuta, counselor e perito per il Tribunale di Milano, e Maurizio Grandi, specialista in oncologia e in immunoematologia, direttore di La Torre di Maurizio Grandi.

«In un momento di difficoltà che stravolge le certezze e le logiche come quello che stiamo attraversando, occuparci del connubio tra elementi “concreti” ed elementi “sottili” – connubio contenuto già nel termine psiconcologia – probabilmente è irrinunciabile» ha sottolineato la dottoressa Poli. «Dal passato possiamo trarre il fatto che gli individui di un tempo hanno attraversato momenti forse anche peggiori dell’attuale e ne sono usciti perché mantenevano saldo un rapporto con gli aspetti della sacralità, della trascendenza, dell’interiorità che noi troviamo quando andiamo dentro di noi. Allora il senso di ricollegarci al passato e di parlare di psico-oncologia oggi, in un momento come questo, è recuperare una dimensione che è apparentemente superflua e non utile alla sopravvivenza, ma che in realtà è essenziale per vivere».

«In questo momento, ciò che rischia di mancare e diventare non fondamentale è il “sento dunque sono”» ha aggiunto il dottor Grandi. «Un sentire diverso perché inevitabilmente siamo sempre più connessi tramite video o altri dispositivi che fanno perdere moltissimo di quello che è la sensorialità. L’importanza fondamentale è nel rapporto diretto con il malato, con la sua sofferenza, con la sua felicità, la sua fragilità, un rapporto per cui esiste la figura dei psico-oncologi prima ancora degli oncologi. Questo rapporto è un privilegio per il malato e un privilegio per i medici».

Responsabile della pubblicazione: Ufficio Stampa
Ultimo aggiornamento: 09/11/2020