Il ruolo del Consigliere di fiducia: intervista all’avvocato Roberta De Leo

Il ruolo del Consigliere di fiducia: intervista all’avvocato Roberta De Leo

03 maggio 2021

Il ruolo del Consigliere di fiducia: intervista all’avvocato Roberta De Leo

La Consigliera di fiducia del Besta spiega come vengo affrontati i conflitti in modo costruttivo per  superarli.

 

 

Roberta De Leo, avvocato penalista, esperta in materia di violenza di genere, mediatrice familiare e counselor, da qualche anno è la Consigliera di Fiducia della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico “Carlo Besta”.

 

«Il compito del Consigliere di Fiducia è soprattutto quello di accompagnare le persone nell’affrontare i conflitti in modo costruttivo, affinché la crisi che deriva dal conflitto divenga un’occasione di crescita e di cambiamento per i soggetti coinvolti, in un’ottica di miglioramento del benessere aziendale -  dice l’avvocato -. Dobbiamo vedere e fare vedere come le azioni delle persone siano mosse da interessi e bisogni: capirli è fondamentale perché consente di non avere più paura dell’altro, di comprendere l’intenzione che sta alla base di un atteggiamento, di un comportamento, limitando se non eliminando le incomprensioni».

 

Il/la Consigliere/a di Fiducia è una figura che trova il suo fondamento, in particolare, nella Raccomandazione della Commissione Europea 92/131 relativa alla “Tutela della dignità delle donne e degli uomini sul lavoro” e nella Risoluzione A3-0043/94 del Parlamento Europeo sulla “Designazione di un Consigliere nelle Imprese”.

Recepita in Italia con il Decreto Legislativo 25 gennaio 2010, n. 5, in attuazione della Direttiva “Rifusione” parità di trattamento fra uomini e donne in materia di occupazione e impiego 2006/54/EU, il o la Consigliere di fiducia è uno specialista chiamato a mediare in situazioni di conflitto, a fornire consulenza e informazioni ai dipendenti. È un professionista esterno all’organizzazione, autonomo e indipendente proprio per garantire il massimo dell’imparzialità nel momento in cui viene chiamato a supportare la soluzione di situazioni particolarmente delicate per le quali agisce con il vincolo della segretezza.

 

Di recente, la normativa in materia in Italia è stata aggiornata con la Direttiva 2/2019 del Ministro per la Pubblica Amministrazione “Misure per promuovere le pari opportunità e rafforzare il ruolo dei Comitati Unici di Garanzia nelle amministrazioni pubbliche”, rinforzando sia il raggio di azione del Comitato Unico di Garanzia con funzioni consultive, propositive e compiti di verifica, sia il ruolo del Consigliere di Fiducia, impegnato sempre di più anche in corsi di formazione e nelle attività di informazione in materia di violenza di genere.

Con la legge 4 del 2021 l’Italia ha ratificato e reso esecutiva la Convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro n. 190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, adottata a Ginevra il 21 giugno 2019, diventando uno dei primi Paesi in Europa a farlo. La prevenzione della violenza e delle molestie rientrano a pieno titolo nelle azioni per tutelare la sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro, come se fosse un ampliamento della legge 81/2008.

 

«Abbiamo fatto un grande passo in avanti» sottolinea l’avvocato De Leo. «All’Istituto Besta abbiamo già organizzato tre diversi appuntamenti per i membri del CUG che abbiamo voluto chiamare “Best-a Practice”. Il primo passo, fondamentale, è quello di conoscere l’esistenza del Consigliere di Fiducia e tutto ciò che di utile può portare al personale e all’intera organizzazione. È una figura che consente di vincere a tutte le parti "in gioco”».

 

Esistono due procedure di intervento che il Consigliere di Fiducia può seguire per risolvere un conflitto, di solito consecutive: informale e formale. Nel primo caso si tratta di colloqui di ascolto, counselling con l’interessato, attività di mediazione con incontri con le persone coinvolte, acquisizione di dati e informazioni, invio ad altre figure professionali come psicologi o avvocati. Per ipotesi di gravi violazioni, nel caso in cui attraverso la procedura informale non si giunga a una soluzione del conflitto, il Consigliere di Fiducia propone di attivare la procedura formale con eventuale avvio del procedimento disciplinare.

 

«L’emergenza sanitaria che stiamo attraversando, con l’impossibilità di organizzare incontri in presenza, di vedersi anche casualmente ha congelato la maggior parte delle nostre attività, soprattutto ha reso estremamente difficile – se non impossibile – costruire solide basi per rapporti di fiducia» sottolinea Roberta De Leo. «Sono aumentate sicuramente le telefonate “informative” o “esplorative”, perché disagio, sofferenza e conflitto non sono scomparsi, ma abbiamo notato una sensibile diminuzione delle prese in carico, della fase in cui informalmente si contatta la controparte».

 

«Nonostante la situazione, dobbiamo fare in modo che la conoscenza dell’esistenza di questo strumento, di questa figura si diffonda sempre di più. Ci troviamo in una situazione in qualche modo paradossale: da una parte i conflitti – alcuni causati anche dall’incomprensione, perché atteggiamenti, gesti e parole di un collega o di un superiore talvolta vengono letti e interpretati come svilenti, sgradevoli, inopportuni, senza che da parte di chi li aveva messi in atto ce ne fosse l’intenzione – e dall’altra uno strumento nato proprio per risolverli sin dalle prime avvisaglie che non viene sfruttato. Il Consigliere di Fiducia esiste invece proprio per questo: per avvicinare le parti che faticano a comprendersi guardando al benessere di tutti».

Responsabile della pubblicazione: Ufficio Stampa
Ultimo aggiornamento: 03/05/2021