NUOVA ERA DELLE 'PIATTAFORME DI AMPLIFICAZIONE' PER STUDIO E DIAGNOSI Di MALATTIE NEURODEGENERATIVE: DUE I PROGETTI

NUOVA ERA DELLE 'PIATTAFORME DI AMPLIFICAZIONE' PER STUDIO E DIAGNOSI DI MALATTIE NEURODEGENERATIVE: DUE I PROGETTI

07 novembre 2022

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NUOVA ERA DELLE 'PIATTAFORME DI AMPLIFICAZIONE' PER STUDIO E DIAGNOSI DI MALATTIE NEURODEGENERATIVE: DUE I PROGETTI

Ne parla il ricercatore della Neurologia 5, il dottor Fabio Moda, che ha ricevuto questo anno due finanziamenti internazionali per studiare due malattie da prioni molto particolari: l’Insonnia Fatale Familiare dell’uomo e il Deperimento Cronico dei Cervidi.

 

 

Molte malattie neurodegenerative, tra cui la malattia di Parkinson, la malattia di Alzheimer, e le malattie da prioni, sono caratterizzate dall’accumulo nel cervello di proteine patologiche che vengono considerati biomarcatori di malattia. Poter identificare queste proteine in tessuti periferici e facilmente prelevabili è una delle sfide della ricerca: “Al Besta abbiamo tecnologie di amplificazione delle proteine con alterata conformazione altamente perfezionate che ci hanno permesso di identificare alcune di queste proteine nel liquido cerebrospinale, nella mucosa olfattiva, nel sangue ma anche nelle urine di pazienti malati”, dice Fabio Moda, ricercatore sanitario dell’Unità di Neurologia 5 e Neuropatologia diretta dal dottor Giorgio Giaccone.

Attualmente Fabio Moda è responsabile per il Besta di uno studio finanziato dalla Comunità Europea (JPND-proFFIle) e coordinato dal dott. Roberto Chiesa dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri su una malattia da prioni di origine genetica, l’insonnia fatale familiare (FFI), i cui sintomi compaiono in media intorno ai 50 anni e che purtroppo ha esito infausto: “Non esistono ancora biomarcatori che consentano di prevedere a che età ciascun soggetto portatore della mutazione svilupperà i sintomi della malattia – spiega il ricercatore – e non esistono biomarcatori utili per monitorare il decorso della malattia o l’efficacia di trattamenti farmacologici sperimentali. In questo progetto miriamo ad analizzare campioni di urina e sangue prelevati longitudinalmente da una vasta popolazione di soggetti portatori della mutazione FFI per eseguire studi proteomici e metabolomici innovativi utili a comprendere meglio la patogenesi della FFI e identificare nuovi biomarcatori periferici di malattia ed eventuali nuovi target terapeutici. In particolare ci dedicheremo all’analisi di urina e sangue con una piattaforma di amplificazione chiamata Protein Misfolding Cyclic Amplification che, in Italia, viene eseguita solo da noi al Besta”.

Le stesse piattaforme di amplificazione verranno sfruttate per studiare la presenza di prione in urina, sangue, muscolo e feci di cervidi (alci, renne e cervi) norvegesi in cui è recentemente comparsa una malattia da prioni chiamata Deperimento Cronico (CWD) e che si trasmette in modo efficiente all’interno di questa specie. È possibile che prioni escreti con urina e feci di animali apparentemente sani ma che stanno in realtà incubando la malattia, siano in grado di infettare i cervidi che brucano l’erba o leccano le rocce (per recuperare il sale) presenti in aree contaminate da questi campioni biologici. Non è oggi possibile escludere che questa malattia sia potenzialmente trasmissibile all’uomo, ad esempio mediante consumo di carni infette (come successe nel caso ben noto a tutti della mucca pazza). “Tramite le piattaforme di cui siamo dotati al Besta valuteremo se il prione può essere identificato in questi campioni biologici anche in fasi precliniche di malattia”,  spiega Fabio Moda che è responsabile per il Besta di questo studio finanziato dal Norwegian Research Council (EmergingCWD) e coordinato dalla dottoressa Sylvie Benestad dell’Istituto Veterinario Norvegese. “Lo studio valuterà anche la potenziale trasmissibilità della CWD all’uomo mediante l’uso di specifici modelli sperimentali – conclude Fabio Moda –.Se si scoprisse che il prione è presente nei muscoli di animali in fase preclinica di malattia e se fosse evidenziato un rischio di trasmissione all’uomo, questo sarà fondamentale per permettere alle autorità competenti di mettere in atto delle strategie preventive adeguate”.

Responsabile della pubblicazione: Ufficio Stampa
Ultimo aggiornamento: 07/11/2022