La telemedicina in tempi di Covid-19: il contributo per l’assistenza in caso di malattie mitocondriali

La telemedicina in tempi di Covid-19: il contributo per l’assistenza in caso di malattie mitocondriali

05 novembre 2020

La telemedicina in tempi di Covid-19: il contributo per l’assistenza in caso di malattie mitocondriali

L’emergenza sanitaria Covid-19 ha, di fatto, dato una forte spinta allo sviluppo e alla diffusione della telemedicina, della teleassistenza, del teleconsulto. Ora la sfida è fare tesoro di tutti gli aspetti positivi e migliorare, per quanto possibile, le criticità, per rendere la presa in carico del paziente, anche di quello affetto da malattie mitocondriali, la migliore possibile e rafforzare l’imprescindibile rapporto che si crea con il proprio medico.
Di questo ha parlato la Dottoressa Costanza Lamperti, neurologa della Struttura Genetica dei Disturbi del Movimento e dei Disordini del Metabolismo Energetico  della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico “Carlo Besta” nell’ambito della decima edizione del meeting nazionale sulle malattie mitocondriali.

Il punto di partenza è quello ormai noto: gli ospedali, lombardi e non solo, sempre considerati luoghi nei quali è possibile ricevere la gran parte dei servizi sanitari, sono stati costretti a concentrarsi – in alcuni casi esclusivamente – sull’infezione SARS Cov 2-COVID-19. Con la conseguenza che la gran parte dei pazienti “non Covid”, tra cui le persone fragili, con disabilità, quelle con tumori, con malattie rare, si sono visti chiudere temporaneamente le porte di accesso alle strutture ospedaliere.

«Il ricorso a canali considerati “insoliti” nel nostro rapporto con i pazienti, come email, telefonate, scambi di messaggi anche su Whatsapp, è diventato parte della nuova quotidianità, così come l’accesso alle tele-visite per garantire la continuità nel rapporto con il paziente» dice la Dottoressa Lamperti.

«Come Network Italiano per le Malattie Mitocondriali abbiamo cercato di mettere a sistema quanto ognuno di noi, con il passare dei giorni, delle settimane e dei mesi dall’inizio dell’emergenza, osservava, ascoltava, rilevava grazie anche agli strumenti di teleassistenza, con l’intento di fornire raccomandazioni ai pazienti affetti da malattie mitocondriali e ai loro familiari sulle misure di prevenzione e protezione da utilizzare nella quotidianità per prevenire la diffusione dell’infezione con tutte le conseguenze che, su persone già fragili, questa potrebbe comportare». 

Oltre al rapporto con i pazienti, la tecnologia è stata di supporto anche per i confronti tra colleghi. «I Medici del Network Italiano per le Malattie Mitocondriali, infatti, hanno organizzato teleconsulti con i colleghi anestesisti, pneumologi e medici di medicina generale o pediatri di libera scelta che hanno in carico il paziente, per garantire la migliore gestione possibile della comorbidità» ricorda la Dottoressa Lamperti.

Responsabile della pubblicazione: Ufficio Stampa
Ultimo aggiornamento: 09/11/2020