MALATTIA DEL “CERVO ZOMBIE”: STUDI IN CORSO ALL’ISTITUTO BESTA E MISURE DI CONTROLLO IN EUROPA PER PREVENIRNE LA DIFFUSIONE

MALATTIA DEL “CERVO ZOMBIE”: STUDI IN CORSO ALL’ISTITUTO BESTA E MISURE DI CONTROLLO IN EUROPA PER PREVENIRNE LA DIFFUSIONE

26 marzo 2024

Comunicato stampa

MALATTIA DEL “CERVO ZOMBIE”: STUDI IN CORSO ALL’ISTITUTO BESTA E MISURE DI CONTROLLO IN EUROPA PER PREVENIRNE LA DIFFUSIONE

In Italia il Besta è uno dei pochi Istituti che si occupa dello studio del deperimento cronico del cervo (CWD): ne parla il dottor Fabio Moda, ricercatore esperto nel campo delle malattie da prioni umane e animali, che collabora con l’Istituto Veterinario Norvegese (Oslo), e con la University of Life Sciences Norvegese: Anche se la malattia potrebbe essere a rischio diffusione, vengono adottate efficaci misure di sorveglianza e di controllo che consentono di prevenire la diffusione della CWD e garantiscono la totale sicurezza alimentare”.

 

Milano, 23 febbraio 2024 - Il deperimento cronico del cervo (CWD), anche noto come malattia del “cervo zombie”, è una patologia neurologica degenerativa che colpisce i cervidi e che ha destato l’interesse dei media in questi giorni in seguito alla scoperta di malattia in ben 800 cervi e alci nel solo Stato del Wyoming, notizia ritenuta “un campanello d’allarme pubblico” negli USA. Anche in Europa la malattia è nota e presente: nel 2016 è stata diagnosticata per la prima volta in Europa in una renna norvegese e da allora i casi di CWD sono stati identificati anche in renne, alci e cervi in Norvegia, Svezia e Finlandia. All’Istituto Besta da tempo la malattia è studiata da un gruppo di lavoro guidato dal dottor Fabio Moda, ricercatore biotecnologo della Struttura Complessa di Neurologia 5 e Neuropatologia del Besta diretta dalla dottoressa Bianca Pollo, coinvolto in prima linea in vari progetti finanziati in parte dal Norwegian Research Council che mirano a utilizzare piattaforme analitiche altamente sensibili dell'Istituto per lo studio della CWD. Insieme ai suoi colleghi esperti di prioni, il dottor Federico Cazzaniga e il dottor Giuseppe Bufano, il team si concentra sulla distribuzione del prione CWD nei tessuti periferici dei cervidi e sulla possibile trasmissione della malattia ad altri animali, in particolare agli ovini che condividono le stesse aree frequentate dai cervidi malati. Il dottor Moda collabora attivamente con Sylvie L. Benestad dell’Istituto Veterinario Norvegese (Oslo), e con Cecilie Ersdal e Michael Tranulis della University of Life Sciences Norvegese (As), proprio per studiare queste patologie.

Il deperimento cronico del cervo è un’encefalopatia spongiforme trasmissibile causata dai prioni, proteine mal ripiegate in grado di alterare la forma di varianti normali della stessa proteina: il loro accumulo nel cervello causa una malattia degenerativa del sistema nervoso centrale. La patologia rende i cervidi sbavanti, letargici ed emaciati, provocando uno “sguardo vuoto” per il quale è appunto conosciuta con il nome di malattia del “cervo zombie”. Il prione contenuto nella bava dell’animale potrebbe passare da un animale all’altro, e anche tra cervidi e ovini, tramite sangue o saliva.

I prioni sono noti anche per essere responsabili di altre condizioni come l'encefalopatia spongiforme bovina, comunemente conosciuta come “morbo della mucca pazza”.

L'origine della CWD non è ancora stata completamente compresa. Per quanto riguarda invece la trasmissione della CWD agli esseri umani, al momento non ci sono prove che suggeriscano una potenziale zoonosi – spiega Fabio Moda -. Tuttavia, esiste la possibilità che tracce di prioni associati alla CWD possano essere presenti nella carne destinata al consumo umano e che solo con le piattaforme di amplificazione attive all’Istituto Besta sia possibile rilevarle.

Una delle ricerche più importanti che il dottor Moda sta svolgendo con la dottoressa Sylvie Benestad riguarda proprio l’identificazione di biomarcatori periferici (sangue e urina) che consentano di riconoscere gli animali malati ma che ancora non mostrano segni clinici di malattia. Uno degli aspetti cruciali di questa ricerca riguarda la valutazione della potenziale trasmissione dei prioni CWD all’uomo.

Responsabile della pubblicazione: Ufficio Stampa
Ultimo aggiornamento: 26/03/2024