ORIGINE DELLA DISLESSIA: SU “SCIENTIFIC REPORTS” UN NUOVO STUDIO ITALIANO

ORIGINE DELLA DISLESSIA: SU “SCIENTIFIC REPORTS” UN NUOVO STUDIO ITALIANO

16 dicembre 2020

ORIGINE DELLA DISLESSIA: SU “SCIENTIFIC REPORTS” UN NUOVO STUDIO ITALIANO

Il lavoro, coordinato da Università Milano-Bicocca, con Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico “Carlo Besta”,
formula una nuova ipotesi sulla relazione tra sensibilità al ritmo e dislessia
 

 

L’origine della dislessia risiederebbe nella difficoltà di elaborare il ritmo che permette una sfasatura tra sguardo e voce. È quanto emerge dallo studio “Timing anticipation in adults and children with Developmental Dyslexia: evidence of an inefficient mechanism”, pubblicato su Scientific Reports, e realizzato da un gruppo di ricerca tutto italiano.

Già vari ricercatori, in passati studi, si erano accorti che il ritmo ha un legame con la dislessia. La novità della ricerca condotta dal gruppo di lavoro coordinato dai Professori Maria Teresa Guasti e Natale Stucchi dell’Università di Milano Bicocca, in collaborazione con le Dottoresse Daniela Sarti ed Elisa Granocchio della UOC Neurologia dello Sviluppo della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico “Carlo Besta” e con la Dottoressa Elena Pagliarini, ora ricercatrice all’Università di Padova, è che ne analizza i motivi: elaborare il ritmo permette una sfasatura tra sguardo e voce, requisito fondamentale per leggere fluentemente. Lo studio ha mostrato che le persone con dislessia hanno difficoltà a leggere fluentemente perché presentano minori capacità di anticipazione e ritmo

Il ritmo, che troviamo nel linguaggio così come nella musica, permette di estrarre regolarità e di usare queste regolarità per prepararci a un evento (sonoro) nel futuro immediato, per anticipare eventi (sonori) futuri mentre stiamo ancora elaborando un evento presente. In altre parole, il ritmo permette una sfasatura tra quello che stiamo dicendo e quello che stiamo guardando: mentre si suona un tasto del pianoforte, le dita sono già preparate per il successivo. Allo stesso modo, per leggere dobbiamo essere sfasati: mentre pronunciamo una parola stiamo già guardando la parola successiva. Solo in questo modo possiamo leggere in modo fluente. 

«Lo studio aggiunge un importante tassello alla comprensione più complessiva della dislessia e si aggiunge ad altri modelli teorici sulla sua origine» sottolinea la Dottoressa Granocchio

L’attenzione verso il ritmo, al momento, è ancora concentrata nella fase di ricerca. «A oggi, ciò che ruota intorno al ritmo non è ancora inserito nel percorso di diagnosi e trattamento – ricorda la Dottoressa Sartima è in corso uno studio, che coinvolge sempre la Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico Carlo Besta e coordinato dalla Università Cattolica, per verificare l’efficacia di un training ritmico-musicale nel trattamento della dislessia».

Infatti, l’ipotesi avanzata dallo studio recentemente pubblicato su Scientific Reports permetterebbe anche di capire perché coinvolgere i bambini con dislessia in attività ritmico-musicali parallelamente alla riabilitazione specialistica, che dovrebbe essere sempre attuata, potrebbe portare benefici: allenano la capacità di anticipare il futuro e la sfasatura tra voce e sguardo su cui si basa una lettura fluente.
 

Responsabile della pubblicazione: Ufficio Stampa
Ultimo aggiornamento: 17/12/2020