PENSIONAMENTO DEL DOTTOR NARDOCCI
PENSIONAMENTO DEL DOTTOR NARDOCCI
15 settembre 2022
Notizia

“Il tempo e i miei pazienti mi hanno insegnato a guardare oltre la malattia”.
È stata un’esperienza di lavoro intensa al Besta, costellata di soddisfazioni professionali, di tanti episodi di crescita umana e di momenti che lasciano il segno a livello emotivo, quella del dottor Nardo Nardocci, da pochi giorni in pensione dopo aver ricoperto l’incarico di Direttore del Dipartimento di Neuroscienze Pediatriche e di Neuropsichiatria Infantile.
Il dottor Nardocci riassume i cambiamenti che si sono susseguiti negli anni, ricorda tutte le persone con cui ha collaborato nei reparti pediatrici e lascia il suo saluto a tutti i colleghi, anche se in futuro continuerà a collaborare con il nostro Istituto per alcuni progetti già in corso.
“Portare avanti l’attività di tutti i giorni sarebbe stato certamente più difficile se non avessi avuto la preziosa collaborazione di tutti i colleghi e di tutto il personale infermieristico che si è succeduto negli anni – dice il dottor Nardocci -. Certamente abbiamo lavorato tutti sempre in sintonia adeguando la gestione dei pazienti in età pediatrica, affetti da patologie molto gravi, alle loro necessità e a quelle dei loro familiari".
Lo spirito di gruppo è stato da sempre fondamentale nel reparto infantile del nostro Istituto, come sottolinea il dottore: “Già dal mio arrivo qui al Besta, ho trovato colleghi a cui devo molto per gli insegnamenti dal punto di vista clinico e organizzativo: devo ringraziare innanzitutto la professoressa Fulvia Breschi. Ricordo con affetto anche le dottoresse Ermelina Fedrizzi e Lucia Angelini”.
L’attività del dottor Nardocci al Besta è iniziata nel 1982 e da allora la evoluzione delle conoscenze ha determinato rilevanti avanzamenti nella diagnostica e nella possibilità terapeutiche. “La metodologia diagnostica si è arricchita grazie agli avanzamenti nelle tecniche neurofisiologiche, di immagine e di genetica molecolare. Questi avanzamenti sono fondamentali per la comprensione dei meccanismi responsabili di molte malattie neurologiche pediatriche, indispensabili per arrivare a efficaci terapie personalizzate”, spiega.
"L’attività del Dipartimento di Neuroscienze Pediatriche, che ho diretto negli ultimi anni, ha sempre coniugato l’attività assistenziale con quella di ricerca clinica - prosegue il medico -. La costante collaborazione con le strutture diagnostiche e di ricerca dell’istituto ha permesso di attualizzare la metodologia in una logica traslazionale, contribuendo al significativo miglioramento nella cura di bambini affetti da condizioni patologiche geneticamente determinate e ad andamento progressivo".
Poi un 'grazie' molto sentito: "Non posso non ringraziare tutte le associazioni di volontariato e le associazioni non-profit che in tanti anni hanno contribuito alla attività di assistenza, ricerca e umanizzazione del Dipartimento. In particolare desidero sottolineare il costante supporto ricevuto dalla Fondazione Mariani e dal CBDIN, grazie al quale abbiamo potuto garantire la formazione di specializzandi e di specialisti, avviare importanti progetti di ricerca e migliorare la qualità delle degenze. La recente costituzione di due Centri Mariani all’interno del Dipartimento rappresenta la formalizzazione di una storica e proficua collaborazione".
"Sono molto orgoglioso della attività del Dipartimento e dei risultati raggiunti che si sono tradotti anche in una rilevante produzione scientifica, e nella partecipazione, in posizione di rilievo, a network nazionali e internazionali. Ci tengo a sottolineare che la peculiarità del dipartimento e la sua forza stanno nell’ampio spettro di condizioni che vengono trattate: dalla patologia neuromuscolare alla epilessia, dalle malattie metaboliche alla disabilità intellettiva, dai disordini del movimento ai disordini di sviluppo motorio e del linguaggio. Il mio sforzo è stato quello di favorire la integrazione fra le diverse culture, esperienze e professionalità del Dipartimento, sicuro che il risultato della sinergia è superiore a quello della somma", aggiunge Nardocci.
L’atteggiamento del dottor Nardocci, come lui stesso ammette, si è trasformato anche dal punto di vista umano: “Sicuramente ci sono mamme e bambini che hanno lasciato il segno e hanno arricchito il mio percorso professionale. All’inizio non è stato facile. Ricordo, ad esempio, il forte impatto emotivo, e quasi lo spavento, davanti ai bambini con gravi disabilità motorie. Ho anche pensato che non sarei stato in grado di interagire con loro. Ma poi ho scoperto il ricco mondo cognitivo ed emotivo che puo essere dentro un bambino disabile. Ricordo per esempio una giovane paziente che, seppure con enorme difficoltà di produzione verbale, mi ha parlato di Proust avendone letto la Recherche. Questo e altri incontri mi hanno permesso di instaurare un rapporto sempre più empatico con bambini, ragazzi e genitori e a dare rilievo al mondo interiore di questi ragazzi” .
In conclusione, Nardocci si dice “sicuro di lasciare il dipartimento in ottime mani e che l’attività proseguirà secondo la tradizione che coniuga la professionalità, la tecnica e il fattore umano”.