PENSIONAMENTO DR. GAETANO FINOCCHIARO: GRAZIE PER IL SUO LAVORO AL BESTA

PENSIONAMENTO DR. GAETANO FINOCCHIARO: GRAZIE PER IL SUO LAVORO AL BESTA

01 marzo 2021

PENSIONAMENTO DR. GAETANO FINOCCHIARO: GRAZIE PER IL SUO LAVORO AL BESTA

 

Vogliamo ringraziare il Dottore Gaetano Finocchiaro, direttore dell’Unità operativa Neuroncologia molecolare andato da poco in pensione, attraverso il racconto di chi, tra le mura del nostro Istituto, con lui ha fatto un bel pezzo di strada.

«Ho conosciuto Gaetano Finocchiaro all’inizio degli anni Ottanta: era un giovane neo-specializzato in neurologia che voleva fare ricerca oltre alla clinica, e iniziò a frequentare l’allora Laboratorio di Neurochimica diretto da Stefano Di Donato di cui facevo parte» ricorda Barbara Garavaglia, responsabile della Struttura Genetica dei Disturbi del Movimento e Disordini del Metabolismo Energetico della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico “Carlo Besta”. 
«In quel momento nei nostri laboratori – a parte il dottor Di Donato che era neurologo – eravamo solo biologi e devo ammettere che l’ingresso della figura di un clinico, venne vissuta con un po’ di diffidenza. Un sentimento presto superato grazie alla simpatia e, soprattutto, estrema umiltà nell’apprendere di Gaetano».
«Lo ricordo davanti allo spettrofotometro ad occuparsi dei dosaggi del lattato e del piruvato, attività semplici per un laboratorista, con una caparbietà ed impegno come se stesse mettendo a punto la fusione nucleare».
«Sempre più appassionato nel campo della ricerca sulle malattie rare, nel 1984 decise di andare tre anni alla Yale University per imparare a purificare degli enzimi nell’ambito dello studio dei difetti della beta-ossidazione mitocondriale».
«Quando tornò, in accordo con il dottore Di Donato, attivò un laboratorio sulla purificazione delle proteine, un’attività che richiamò collaboratori anche dall’estero. Grazie anche al suo contributo, il nostro istituto ebbe quella necessaria spinta per diventare avanguardia non solo nel campo della ricerca delle patologie neurologiche, ma anche nel settore della formazione, un’impostazione che ha riproposto anni dopo, quando decise di cambiare settore, passando dalle patologie nauromuscolari a quelle oncologiche, aprendo  un settore di ricerca sia clinica sia di base di neuro-oncologia, un settore a oggi molto attivo». 

«Quando lo conobbi, Gaetano era nella sua fase di transizione, stava iniziando i suoi primi esperimenti sui tumori cerebrali, mentre io mi occupavo, con il professore Massimo Zeviani, di genetica della sclerosi multipla» racconta la dottoressa Marica Eoli, dell’Unità Operativa Neuroncologia molecolare.
«Mi affascinò, da subito, la sua capacità contagiosa di coinvolgere gli altri in ciò che scientificamente lo interessava, la capacità di buttarsi a capofitto in ciò che stava ricercando, selezionando quello  che serviva da ciò che creava “rumore”, spesso escludendosi dal contesto, a volte caotico, che lo circondava».
«Più tardi decidemmo di lavorare insieme occupandoci di oncologia. Insieme portammo i trial clinici in campo oncologico all’interno dell’istituto Besta, in particolare l’immunoterapia dei tumori cerebrali con la Dottoressa Serena Pellegatta. Inoltre, è stato Gaetano a sviluppare il lavoro, fondamentale, di caratterizzazione molecolare delle neoplasie cerebrali, grazie al suo passato background di biochimica e genetica. Mi mancano la sua contagiosa curiosità scientifica e il suo raro rigore intellettuale». 

Chi ha lavorato con Gaetano Finocchiaro negli ultimi 19 anni è Serena Pellegatta, oggi dirigente biologa dell’Unità Operativa di Neuroncologia molecolare, entrata in istituto come borsista.
«La nostra prima interazione è stata “particolare”, tanto che il dottore Finocchiaro me lo rinfaccia ancora oggi. Io arrivai un po’ combattiva, audace, ribelle e a un suo rimprovero ebbi subito da ridire. Ma al posto di incrinare il rapporto, quell’episodio lo consolidò, sia professionalmente sia umanamente».
«Oggi che è in pensione so che averlo potuto seguire, osservare, aver potuto imparare da lui per molti anni è stato un grande carburante, che ci ha spinto a raggiungere tanti obiettivi insieme. È stato un mentore per la mia crescita scientifica e un grande esempio professionale. Se in laboratorio è sempre apparso autorevole, perentorio, quando iniziò con l’attività clinica che divenne, poi, sempre più preponderante, emersero chiaramente la sua empatia e sensibilità nei confronti dei pazienti. In laboratorio non sembrava mai stanco, ma quando terminava le visite lo vedevo spesso affaticato, perché caricava in sé la sofferenza dei pazienti».
«Come mi dicono molti colleghi, ormai sono cresciuta per proseguire in modo autonomo nel mio lavoro. Ma ammetto che mi mancano i nostri confronti scientifici, e ancora di più ogni mattina mi manca non poter più entrare nella sua stanza, bussare ma senza aspettare un “avanti” irrompere con tutta la mia goffaggine, che tanto lo faceva sorridere». 

«L'istituto ha raggiunto livelli di eccellenza grazie a personalità come quella di Gaetano Finocchiaro, che incarna la figura del clinician scientist» sottolinea il Direttore Scientifico dell’Istituto Besta, Fabrizio Tagliavini. «Una figura sempre più rara che, grazie a una estesa formazione e a profonde conoscenze sia in ambito clinico che pre-clinico, ha un ruolo centrale per il pronto trasferimento ai pazienti dei risultati della ricerca». 
«Gaetano ha dedicato una buona parte della sua vita professionale allo studio e alla cura dei tumori cerebrali con un approccio moderno, basato sulla medicina di precisione e sullo sviluppo di trattamenti d’avanguardia, in particolare l’immunoterapia. La sua visione e  il suo lavoro sono riconosciuti e apprezzati a livello nazionale (è responsabile del working group sui glioblastomi della rete oncologica  “Alleanza Contro il Cancro”) e internazionale. Lascia un’importante eredità culturale e il capitale umano che ha formato. Compito dell’istituto e dei suoi collaboratori è percorrere la  strada che Gaetano ha aperto,  dalla quale mi aspetto importanti risultati sul piano della conoscenza e delle ricadute sui pazienti».

Responsabile della pubblicazione: Ufficio Stampa
Ultimo aggiornamento: 01/03/2021