SMART WORKING - ESPERIENZA PROFESSIONALE DEL DOTT. ANDREA LEGATI

SMART WORKING - ESPERIENZA PROFESSIONALE DEL DOTT. ANDREA LEGATI

22 luglio 2020

SMART WORKING - ESPERIENZA PROFESSIONALE DEL DOTT. ANDREA LEGATI

Il periodo vissuto durante le settimane coincise con il culmine dell'emergenza Covid 19 ha rappresentato un momento drammatico, soprattutto per gli operatori sanitari impegnati in prima linea a fronteggiare la pandemia. A loro e ai pazienti infettati dal virus è andato e va ancora il pensiero di tutti.

Per chi non era impegnato in prima linea le direttive e le limitazioni subentrate da inizio marzo ponevano come obiettivo personale quello di ridurre il più possibile i contatti e le potenziali occasioni di contagio. E' in quest'ottica che molti si sono ritrovati a cambiare completamente abitudini e stili di vita, a partire dal proprio modo di lavorare. La possibilità, quindi, di lavorare tramite modalità di “lavoro agile” ha permesso a molti di coniugare la necessità di ridurre i contatti sociali, con quella di non veder interrotta la propria attività di ricerca. Durante il periodo di lavoro agile posso dire di essere riuscito, grazie all'attivazione pressoché immediata del collegamento da remoto col mio pc del laboratorio, ad operare in piena efficienza fin dal primo giorno. Una parte rilevante dell’attività di ricerca che svolgo nell’ambito della neurogenetica è costituita dall'analisi di dati ottenuti da sequenziamenti genetici, ed ho trovato la modalità di lavoro agile molto ben adattabile alle mie esigenze lavorative. In generale, l'attività del ricercatore, nel quadro di una sostanziale eterogeneità fra le diverse figure professionali, prevede in maniera trasversale degli aspetti che possono essere ben conciliati con la modalità di lavoro agile. Indipendentemente dalla specifica area di competenza, ciascun ricercatore svolge un'attività lavorativa molto fluida, in cui si alternano lunghi periodi dedicati a collezionare dati in laboratorio o reparto, ad altri dedicati più alla scrittura o alla lettura. Ciascun ricercatore, infatti, dedica diverso tempo alla stesura di articoli, alla ricerca e all'approfondimento di studi pubblicati su riviste scientifiche, all'elaborazione e scrittura di idee e metodiche innovative da inserire nei progetti, alla preparazione di presentazioni per seminari o convegni, oltre che alle più specifiche analisi di dati prodotti dal ricercatore stesso. Aspetti che richiedono concentrazione e un impegno focalizzato al computer, spesso non ottenibile facilmente in laboratorio.

Premettendo di essere consapevole di aver potuto svolgere in condizioni ottimali la modalità di lavoro agile, ho potuto constatare che tutte queste attività ben si sono prestate ad essere svolte durante tale periodo. Per molti lavoratori, invece, il periodo di lavoro agile durante l'emergenza Covid si è dovuto sovrapporre e integrare con altre esigenze familiari: videolezioni dei figli, ridotta disponibilità di computer per tutti i membri della famiglia, molti utenti connessi contemporaneamente alla linea di casa e scarsa qualità della connessione, ridotti spazi abitativi in cui è risultato difficile trovare la giusta concentrazione. Il periodo di lavoro agile subentrato con l'emergenza Covid non è stata la prima esperienza in cui ho potuto organizzare parte dell’attività lavorativa tramite la modalità di smart working. Durante il periodo di lavoro presso la University of California, Los Angeles (UCLA), la possibilità di organizzare in maniera fluida il proprio tempo lavorativo, alternando periodi in laboratorio dedicati agli esperimenti al bancone con periodi di lavoro al computer da casa, era una opzione ampiamente diffusa, modulata ovviamente sulla base delle necessità legate ai vari momenti della mia attività di ricerca. Nella realtà della ricerca americana che ho potuto conoscere direttamente, vi è alla base di questa dinamicità organizzativa una visione del lavoro centrata maggiormente sul raggiungimento di obiettivi legati agli specifici progetti di ricerca e alle loro scadenze. Questo non implicava che fosse tollerata l'assenza prolungata o ingiustificata dal posto di lavoro, in accordo col proprio responsabile di riferimento, e sulla base delle varie fasi della propria attività di ricerca, si potevano concordare giornate di lavoro da casa, prevedendo aggiornamenti via email o videochiamate con gli altri membri del gruppo di ricerca, in maniera molto simile a quanto fatto qui all'Istituto Besta durante le settimane dell'emergenza Covid.

L'introduzione della modalità di lavoro agile ha portato con sé anche un cambio più generale di abitudini e ritmi di vita legati al pendolarismo. Ogni giorno infatti impiego circa un'ora e mezza per compiere il tragitto casa lavoro, per un totale di circa 3 ore, situazione credo comune a quella di molti altri lavoratori pendolari. In periodi lavorativi maggiormente caratterizzati da attività più concettuali e meno operative, come, ad esempio, la scrittura di articoli o progetti di ricerca, oppure la consultazione di pubblicazioni scientifiche, il tempo dedicato allo spostamento casa-lavoro può essere guadagnato all'interno della giornata, con benefici in termini di qualità di vita per tutto il nucleo familiare e di produttività lavorativa a fine giornata. Secondariamente, il non dover compiere tutti i giorni il tragitto casa lavoro da parte di una estesa platea di lavoratori, può rappresentare un fattore positivo in grado di ridurre l'affollamento dei mezzi pubblici, il traffico stradale e contribuire, più in generale, ad un miglioramento di diversi parametri ambientali.

In generale l'esperienza personale strettamente circostanziata al tempo dedicato al lavoro agile, svincolata, quindi, dal fatto che si sia inserita in un momento di emergenza drammatica, è positiva. Mi è stato possibile continuare a condurre tutte le attività del mio lavoro che tradizionalmente richiedevano l'uso del computer, senza essere fisicamente in laboratorio ma connettendomi in remoto da casa. Una possibilità che, se fosse implementata in maniera strutturale, sarei propenso a sfruttare anche in futuro, circostanziandola a determinate fasi del mio lavoro e qualora risultasse compatibile con l'organizzazione delle altre attività svolte nel laboratorio.

Responsabile della pubblicazione: Ufficio Stampa
Ultimo aggiornamento: 22/07/2020