UNA MATRICOLA, UNA STORIA

UNA MATRICOLA, UNA STORIA

07 novembre 2022

Notizia

UNA MATRICOLA, UNA STORIA

Michela, forza d’animo e un sorriso per affrontare le curve della vita, in radiologia al Besta e nelle gare di rally

 

Michela Picchetti, matricola del Besta, ha sperimentato il ‘brivido’ delle gare di rally su strada e racconta i pro e i contro di questa esperienza, vissuta nel tempo libero dal lavoro.

 

Quando chiedo a me stessa perché faccio questo lavoro a contatto con persone malate affette da patologie oncologiche spesso incurabili, mi rispondo in pochi secondi: perché i pazienti mi ringraziano per aver fatto loro un sorriso e per essere lì in un momento così difficile”. Michela Picchetti, tecnico di radiologia, da dodici anni è una matricola del Besta: davanti ai pazienti che arrivano in Istituto per controlli radiologici sfodera la sua energia positiva e la sua forza d’animo, le stesse qualità che l’hanno spinta a cimentarsi nel rally. “È una passione che ho coltivato per alcuni anni e che ora ho accantonato ma che mi ha insegnato molto – rivela Michela -. La sfida è nata in un periodo in cui avevo bisogno di un cambiamento e di qualcosa che mi coinvolgesse totalmente, e così è stato. Nel 2019 ho deciso di provare a entrare nel mondo del rally come navigatrice, attività che praticava anche la sorella di mia zia. Da piccola mi piaceva giocare con le macchinine di papà, ma mai avrei pensato, da grande, di potermi buttare in uno sport come questo”.

Michela, originaria di Domodossola, dopo un’esperienza lavorativa all’Ospedale Maggiore di Novara, è approdata al Besta: tre anni è stata in commissione d’esame a un concorso per tecnici di radiologia e nel 2020 ha frequentato un master in coordinamento e ora ricopre il ruolo di Coordinatore Facente Funzione.

Il suo tempo libero negli ultimi anni lo ha dedicato al rally: “Ho iniziato a fare la navigatrice che svolge tutta la parte organizzativa pre-gara – spiega -: il lavoro inizia più di un mese prima. Mi occupavo dell’iscrizione del team alla gara, delle verifiche tecniche, della preparazione delle schede con il codice delle macchine e dei piloti. Una volta concluse tutte le procedure, si va con il pilota a fare le ricognizioni e si prende nota di tutto. Quegli appunti di viaggio saranno indispensabili per guidare il pilota durante la gara, affinché veda ‘in anticipo’ quello che lo aspetta sulla strada”.

Per Michela sono arrivate anche le soddisfazioni: “Una navigatrice deve essere preparata, deve aver fatto un corso e può gareggiare solo con la licenza da parte di ACI. Corre con un pilota e un team per un’intera stagione oppure corre ‘a chiamata’. Ho fatto parte di team in tutta Italia e ho concluso la mia esperienza con una coppa di zona in Toscana e nella finale abbiamo ottenuto il primo posto per quella classe. Ho ottenuto anche un secondo posto assoluto in Piemonte”.

La prima gara? “È stata in Monferrato, era una corsa per beneficienza su una macchina piccola, una Seicento e mi ha permesso di godermi appieno la gara con maggiore scioltezza: al primo semaforo di partenza hai tanta adrenalina addosso, dopo aver allacciato casco e cintura di sicurezza, ma in ogni gara l’emozione è grande. Non ho mai avuto paura perché ho sempre scelto i piloti da affiancare, sempre persone che non fossero troppo spericolate. Ho corso anche con una donna pilota ed è stato molto bello perché si è creato un bell’affiatamento, le donne hanno ‘una marcia in più”.

Ora però Michela si è fermata. “Ho deciso di non rinnovare la licenza. È stato un periodo bello della mia vita ma ci sono stati anche degli ostacoli: il mondo del rally, purtroppo, è tutto molto versato al maschile e anche spesso ‘maschilista’. Devi essere forte e farti valere. Ora voglio dedicarmi ad altro”.

Michela ora si dedica al lavoro e vuole tornare a viaggiare, non solo in Italia: ha riscoperto infatti il nostro Paese proprio grazie al rally e ai paesaggi mozzafiato che ha percorso a gran velocità.

Della sua attività al Besta dice: “Oggi apprezzo il fatto di lavorare nel primo Istituto Neurologico d’Italia: sono un ingranaggio di un ‘motore’ importante per la salute dei pazienti: con molti di loro si instaura un rapporto empatico e questo mi dà la forza di fare bene il mio lavoro. Ogni paziente lascia un segno e spero di fare lo stesso, in positivo, per ciascuno di loro”.

Al Besta mi trovo bene, anche se l’impatto più grande è stato vivere in una città come Milano: Novara, dove ho iniziato, è più ‘a misura d’uomo’; ora abito fuori Milano, mi sono comprata una casa e sogno una mia famiglia”, conclude Michela.

 

           

 

 

 

Responsabile della pubblicazione: Ufficio Stampa
Ultimo aggiornamento: 07/11/2022