UNA MATRICOLA UNA STORIA…INTERVISTA A BARBARA GARAVAGLIA
UNA MATRICOLA UNA STORIA…INTERVISTA A BARBARA GARAVAGLIA
18 dicembre 2024

Quello con il Besta è stato un amore a prima vista. Barbara Garavaglia approda in Istituto nel 1979 e da allora inizia il suo percorso in quella che definisce a tutti gli effetti in “una grande famiglia”. È stata tra le prime ad occuparsi di medicina di genere in Italia dando vita in Istituto all'ormai tradizionale convegno annuale “Tutta Cuore e Cervello” arrivato alla 13 edizione. Ai ricercatori del futuro dice: fate il lavoro che vi piace, con piacere!
In che modo è iniziata la sua avventura al Besta?
Sono arrivata al Besta nel settembre del ‘79. Ero una giovane studentessa al terzo anno di biologia e cercavo un posto dove poter fare l'internato per la tesi. D’istinto non mi piaceva l’idea di svolgere la tesi in ambito universitario, mentre ero molto incuriosita dall’idea di poterlo fare in un IRCSS pubblico anche se al tempo non erano moltissimi. A spingermi era l’idea di portare avanti una ricerca applicata alla cura del paziente: quella che oggi chiamiamo medicina traslazionale e che già, nel 1979, si faceva al Besta. A questo si aggiunge una casualità. Un caro amico di infanzia a 12 anni aveva purtroppo sviluppato un tumore al cervello. Un tipo di tumore che adesso si sarebbe potuto curare, ma che ai tempi era inoperabile. All'età di 22 anni era ricoverato al Besta e dopo poco se ne è andato. Durante i giorni di ricovero andavo spesso a trovarlo ed è lì che ho conosciuto la Dottoressa Clara Milanese alla quale ho confidato che mi sarebbe piaciuto poter svolgere la tesi proprio al Besta. Ed è così che mi ha presentata al Dott. Stefano di Donato, divenuto mio grande mentore, che aveva appena aperto un laboratorio di ricerca sulle patologie metaboliche ereditarie. Sono stata presa come tesista, e da lì è iniziato il mio percorso.
E come è andato avanti?
Il mio percorso è stato simile a quello che hanno fatto tanti ricercatori. Borse di studio e contratti di ricerca. Mi sono laureata nell’82 e nel ’90 sono stata assunta come dirigente biologo. Negli anni 90 c’è stata l’esplosione della genetica e ho avuto la possibilità di aprire un laboratorio di genetica dedicato ai disturbi di movimento e che ho gestito fino a settembre creando anche una biobanca che fa parte del Network di Biobanche Genetiche di Telethon (TNGB) Nel 2000 sono stati poi aperti i laboratori in Bicocca ed è stata costituita una nuova unità operativa di neurogenetica molecolare diretta dal dottor Massimo Zeviani. Quando nel 2013 il Dottor Zeviani si è trasferito a Cambridge ho assunto la direzione di questa struttura complessa sino al 2018 e, sino a settembre, la direzione del Centro Mariani per lo Studio delle Malattie Mitocondriali Pediatriche. In questi anni sono stata anche Presidente del Comitato di Garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni” (CUG), comitato che ha lavorato tanto per attuare piani di azioni positive per il benessere del personale e per la valorizzazione delle carriere delle donne. Il Besta è stato il primo IRCCS italiano a deliberare un Gender Equality Plan nel 2018
Come sono stati questi anni al Besta?
Da quando sono entrata al Besta ho sempre percepito l’Istituto come una grande famiglia. Agli inizi i processi burocratici erano meno presenti e questo permetteva di stabilire relazioni strette e amicali con tutto il personale. Faccio un esempio: quando si rompeva la parte elettrica di un piccolo strumento si chiamava l'elettricista dell'Ufficio Tecnico che saliva in laboratorio e in poche ore ti aggiustava il pezzo. Oggi si deve aprire un ticket di chiamata, attendere un preventivo che deve essere approvato e poi aspettare l'intervento di un tecnico di una ditta esterna. Possono passare giorni se non mesi. Un altro aneddoto significativo di quegli anni, riguarda l'allora Direttore Scientifico Renato Boeri al quale oggi è dedicata la nostra biblioteca. Negli anni '80 i borsisti vincitori di borse di studio ministeriali di ricerca corrente iniziavano a lavorare ma potevano rimanere senza stipendio per mesi finché il Ministero non erogava i fondi deliberati. Nel 1985, dopo quattro mesi che non venivamo pagati, Renato Boeri intervenne personalmente emettendo assegni a suo nome per tutti noi.
Che cosa l’ha spinta a rimanere tutti questi anni in Istituto? E oggi come impiega il suo tempo libero?
Quello che mi ha spinta a rimanere al Besta è la passione per questo lavoro che è stato sempre per me gratificante. Al compimento dei 67 anni ho però deciso di andare in pensione, senza attendere il compimento dei 41 anni e 10 mesi di servizio che mi sarebbero aspettati per legge. Ho pensato che era giunto il momento di riappropriarmi del mio tempo e dedicarmi un po' di più a me stessa ed alla mia famiglia. Adesso mi concedo qualche gita in più con mio marito, del tempo con mia mamma che ha 93 anni, e con le mie nipotine Ginevra di 6 anni e Vittoria di 3. Ho riscoperto il piacere di leggere o andare in palestra senza limiti d'orario. Sono comunque felice di continuare a portare avanti alcuni interessi come la medicina di genere e la promozione della leadership femminile nel settore sanitario per favorire il superamento delle disuguaglianze uomo – donna che ancora sono presenti. Sono anche molto orgogliosa rispetto a quello che ho lasciato. All'interno della mia struttura d'appartenenza vi sono colleghe e colleghi altamente qualificati a livello internazionale, nel mio laboratorio sono presenti ricercatrici perfettamente autonome e capaci di portare avanti il lavoro intrapreso negli anni.
Quali consigli si sente di dare ai ricercatori del futuro?
Fare ricerca è un'attività molto impegnativa e che ti porta a passare gran parte della tua vita in laboratorio, ma svolgere un lavoro che piace è fondamentale al di là dei guadagni. A me questo lavoro ha regalato sempre molte soddisfazioni, che ha significato in primis essere utili per gli altri attraverso le nuove scoperte. Ai giovani dico quindi di scegliere sempre un'attività che li appassioni perché è importante svegliarsi al mattino con la voglia di andare al lavoro. Questa è l’unica cosa che si dovrebbe valutare.