Risonanza magnetica - Come si presenta il referto

«Mi piacerebbe capire quando leggo qualcosa, perché mi sembra molto tecnica la cosa. A un certo punto leggi, intuisci che sia questo, ma non riesci a capire dalle parole usate nel referto». Annalisa

«Molte volte anche io vado sul mio computer, mi guardo la risonanza e là c'è il referto, là in t2 c'è presenza di...io sostanzialmente non so dove sia, e poi non capisco perché se in t2 c'è che conseguenza ha sul mio corpo...se invece è in altra parte cosa dovrebbe succedere. Ho ho totale buio su questo». Paola

 

Il referto è il foglio che commenta e descrive quanto viene mostrato dalla risonanza magnetica. Dalla diagnosi a tutto il corso della malattia la persona con sclerosi multipla si trova spesso ad avere tra le mani un referto di risonanza. Le informazioni riportate nel referto, il loro significato, e anche l'atteggiamento della persona verso il referto cambiano a seconda che si tratti del primo referto, usato dal medico per fare diagnosi, o dei referti successivi, usati per monitorare la malattia e i farmaci. Il referto è un documento scritto dal radiologo che viene letto dal neurologo. Il neurologo interpreta referto e immagini di risonanza prendendo in considerazione la storia della persona e la sua condizione specifica.

Quando si va a fare un esame di risonanza magnetica, è necessario portare con sé i dischetti delle risonanze precedenti perché servono al radiologo per confrontarle con il nuovo esame.

Un suggerimento per chi volesse capire di più quanto riportato nel proprio referto è di chiedere al neurologo di leggerlo insieme.

Cosa chiedere al neurologo e all'operatore 

Cosa si può trovare scritto

In genere, il referto di risonanza magnetica può riportare:

  • l'area anatomica coperta dall'immagine di risonanza magnetica (cervello, midollo spinale, nervo ottico).
  • la forza del campo magnetico. Si misura in tesla e indica la risoluzione delle immagini, che aumenta man mano che aumenta l'intensità del campo.
  • lo spessore della "fetta".
  • il tipo e la dose del mezzo di contrasto usato. Esistono diversi tipi di contrasto a base di gadolinio utilizzati negli ospedali (per esempio acido gadoterico (Dotarem), gadobutrolo (Gadovist), gadoteridolo (Prohance).
  • il tipo di sequenze eseguite
  • risultati: descrizione completa e sistematica di tutti i risultati dell'esame in relazione alla situazione di salute specifica della persona. Esempi di risultati:
    • numero di lesioni (lesioni in T2 e in T1 (glossario) che prendono mezzo di contrasto) sede, grandezza, forma
    • valutazione del carico di lesioni T2 e T1 (es. lieve, moderato, grave)
    • valutazione dell'atrofia cerebrale
    • caratteristiche delle immagini
    • nelle risonanze magnetiche di controllo (follow-up): numero di lesioni attive, definite come lesioni T1 (glossario) che prendono mezzo di contrasto, T2 nuove e T2 ingrandite (glossario)
  • conclusioni: breve interpretazione dell'esame da parte del radiologo, associata al motivo per cui la risonanza magnetica è stata richiesta dal medico. Esempi: lesioni tipiche o atipiche per la sclerosi multipla, o lesioni non collegate alla sclerosi multipla e relative a una diagnosi differenziale; rispondenza ai criteri diagnostici relativi alla disseminazione spaziale e temporale; evidenza di attività e progressione di malattia.

Queste informazioni servono al neurologo anche per poter confrontare gli esami di risonanza magnetica nel tempo, o gli esami fatti in centri diversi.

Responsabile della pubblicazione: Redazione Progetto IN-DEEP

Ultimo aggiornamento: 08/05/2019