Istituto Neurologico "Carlo Besta" | Fondazione IRCCS
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16/05/2022
16/05/2022
La Biblioteca Scientifica è intitolata a Renato Boeri, neurologo e intellettuale milanese ed europeo
Si è tenuta venerdì 13 maggio, alla presenza della Vice Presidente della Regione Lombardia e assessore al Welfare Letizia Moratti e dell’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi, la cerimonia di intitolazione della Biblioteca Scientifica dell’Istituto Neurologico Carlo Besta al professor Renato Boeri, che fu Direttore Scientifico e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto. Colleghi e mondo scientifico, nell’anno del centenario della sua nascita, hanno ricordato la figura dell’illustre neurologo che fu anche fondatore della Consulta di Bioetica. Presenti i tre figli, Sandro, Stefano e Tito.
Fu assistente volontario (dal 1948), poi primario (1968) e Direttore Clinico Scientifico dell’Istituto Neurologico Carlo Besta per dieci anni (dal 1977 al 1987) fino a divenire membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto in qualità di rappresentante del ministero per la Ricerca Scientifica e Tecnologica. Il professor Renato Boeri, a cui da oggi è intitolata la Biblioteca Scientifica dell’Istituto Neurologico di via Celoria, fu una figura illustre non solo per la città di Milano, ma per tutta la comunità scientifica nazionale: fu uno dei medici neurologi più influenti della seconda metà del ’900, oltre che un innovatore e intellettuale europeo e comandante partigiano.
Venerdì all’Istituto Besta il taglio del nastro e l’inaugurazione della targa di ingresso alla Biblioteca Scientifica, alla presenza del Vice Presidente della Regione Lombardia, Letizia Moratti e dell’assessore al Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi, insieme ai tre figli di Boeri, Sandro, Stefano e Tito. Il professor Boeri quest'anno avrebbe compiuto cento anni e per questo anche il comune di Milano gli ha intitolato un giardino poco distante dal Besta e la targa che ricorda il “neurologo, comandante partigiano, fondatore delle Consulta di Bioetica”.
All’Istituto Besta oggi Renato Boeri è stato ricordato dal mondo scientifico e da tanti colleghi che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui tra le mura dell’Istituto come medico, come Direttore Scientifico, come primo Presidente del Comitato Scientifico di Fondazione Mariani.
“La visione innovativa che il professor Boeri aveva della ricerca per le neuroscienze ha fatto sì che, negli anni della sua permanenza al Besta, l’Istituto divenisse uno dei principali centri di ricerca scientifica in diversi ambiti di ricerca e di cura e che anche il patrimonio della Biblioteca Scientifica crescesse in modo significativo. Per questo abbiamo deciso di intitolare a lui questo luogo di studio e di cultura – ha spiegato il Direttore Scientifico del Besta, professor Giuseppe Lauria Pinter -. L’impronta lasciata da Boeri quale illustre neurologo e scienziato lungimirante non è solo qui a Milano: nel nostro Paese Boeri è stato per anni segretario della Società Italiana di Neurologia e consulente del ministero della Sanità; nel 1979 ha fondato l’Italian Journal of Neurological Sciences, che ha diretto fino al 1993. A livello internazionale fu nominato ‘Membre d’honeur à titre étranger’ della Société de neurologie française (1980), membro della New York Academy of Science (1982), ‘Honorary-Corresponding Member’ dell’American Academy of Neurology (1983), membro della Royal Society of Medicine di Londra (1985), nonché dell’International Headache Society (1985)”.
“Tra le mura del nostro edificio storico di via Celoria hanno vissuto, studiato, fatto crescere la ricerca e soprattutto curato i nostri pazienti, medici, scienziati e ricercatori che hanno scritto la storia della Neurologia Italiana, tra questi anche il professor Boeri che oggi ricordiamo nel centenario della sua nascita e a cui siamo onorati di intitolare la nostra Biblioteca Scientifica – ha concluso il presidente dell’Istituto Besta, Andrea Gambini -. In un secolo. l’istituto Besta è cresciuto in eccellenza grazie a fattori determinanti quali il rinnovamento tecnologico, la ricerca scientifica, l’innovazione in Neurochirurgia e naturalmente l’ingegno umano. Siamo ora pronti a crescer ancora di più e a raggiungere un importante traguardo, insieme alla Regione Lombardia: il trasferimento alla Città della Salute”.

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05/05/2022
05/05/2022
PREMIO PER IL BANDO DI CONCORSO GMN2022 ALLA RICERCATRICE MIRNA ANDELIC
Il progetto di ricerca “Probing the role of miRNA reprogramming in small fibre neuropathy” della ricercatrice Mirna Andelic è vincitore del premio nazionale GMN2022, conferito dall’Associazione Italiana per lo Studio del Sistema Nervoso Periferico (ASNP) e dall’Associazione Italiana di Miologia (AIM). La giovane ricercatrice del Besta, 29 anni, ha condotto, insieme a un gruppo di lavoro, un progetto sulle neuropatie del sistema nervoso periferico, occupandosi della parte sperimentale del progetto per l’individuazione di microRNA nei pazienti con Small Fibre Neuropathy (neuropatia delle piccole fibre con dolore).
“Lo studio prevede l’individuazione dei mricroRNA nel tessuto cutaneo di campioni già presenti e prelevati in studi precedenti da pazienti con neuropatia delle piccole fibre con dolore – spiega Mirna Andelic, che sta svolgendo il dottorato di ricerca congiunto nella UOC Neurologia3-Neuoroalgologia all’interno del progetto Marie Sklodowska-Curie Actions PAIN-Net e School for Mental Health and Neuroscience, Maastricht University -. Ora dobbiamo svolgere degli studi funzionali per verificare se il microRNA identificato nella fase di ‘proof-of-concept’ abbia un ruolo nella trasmissione del dolore. Se i risultati preliminari saranno confermati nello studio funzionale in vitro, potrebbero servire come base per lo sviluppo di nuove terapie mirate migliorate per la neuropatia delle piccole fibre”.
La ricercatrice di origine croata ha iniziato la sua formazione professionale come una dei 13 Early Stage Researcher (ESR) del progetto Marie Sklodowska-Curie (MSCA), Horizon 2020 PAIN-net nel 2017, coordinato da professor Giuseppe Lauria.
“Il progetto PAIN-net con il professor Lauria come Principal Investigator è stato un primo passo importante nel mio sviluppo professionale – prosegue -. Sono stata inserita in un accogliente gruppo di ricercatori con background diversi che mi hanno permesso di ampliare le mie capacità e conoscenze. Insieme abbiamo progettato esperimenti stimolanti, che ci hanno portato risultati innovativi che pubblicheremo presto, come parte della mia tesi di dottorato. Sono molto grata per i colleghi e gli amici con cui collaboro al Besta: le dottoresse Erika Salvi, Raffaella Lombardi, Margherita Marchi, Stefania Marcuzzo e i dottori Daniele Cazzato e Daniele Cartelli che stanno partecipando attivamente al mio progetto di dottorato e ovviamente il professor Lauria e tutta la nostra Unità Operativa per avermi fatto sentire benvenuta e avermi permesso di crescere nel mio percorso professionale e scientifico”.

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05/05/2022
05/05/2022
“VITE OSCURE DI SCIENZIATE EMINENTI”, NEL LIBRO DELLA DOTTORESSA LAURA UVA LE STORIE DI SCIENZIATE STRAORDINARIE
Dalla penna di una ricercatrice del Besta, in collaborazione con il redattore Stefano Gianni, è nato un libro che vuol essere un incoraggiamento per tante giovani donne a seguire le loro passioni senza insicurezze.
Tredici storie di donne guidate da una grande passione per la scienza, talmente grande da sfidare le opposizioni della società − che non le considerava all’altezza in quanto donne − o delle loro stesse famiglie, che non ritenevano la mente femminile adatta alle materie scientifiche. Le racconta la dottoressa Laura Uva, ricercatrice della U.O. Epilettologia Clinica e Sperimentale del Besta nel libro “Vite oscure di scienziate eminenti”, scritto a quattro mani con l’editor Stefano Gianni, e pubblicato da Loescher Editore.
“Focus di questo libro sono le biografie di tredici scienziate vissute tra il IV e il XXI secolo – spiega la ricercatrice -. Sono matematiche, astronome, fisiche, chimiche e una medichessa, tutte dotate di notevoli capacità e animate da una grande passione verso la scienza, ma marchiate da una serie di pregiudizi dettati dal tempo e dalla società. A causa di questi pregiudizi, molte di loro, nonostante gli importanti risultati raggiunti, non hanno ricevuto i dovuti riconoscimenti in vita e talvolta sono state dimenticate dopo la morte”.
“Vite oscure di scienziate eminenti” racconta le difficoltà che queste donne hanno dovuto affrontare per avere la possibilità di seguire la propria vocazione, per non cedere ai pregiudizi e per riuscire a svolgere il lavoro che avevano scelto.
Molti dei loro nomi non sono noti ai più; eppure, ad esempio, Trotula de’ Ruggiero fu la prima ginecologa in Europa, Emmy Noether fornì il supporto matematico necessario all’elaborazione della teoria della relatività, Lise Meitner scoprì la fissione nucleare, e Hedy Lamarr, celebre attrice hollywoodiana, elaborò un sistema di trasmissione dei segnali radio che anni dopo la sua messa a punto sarà adottato dalla telefonia mobile. Solo alcune, da qualche tempo, hanno cominciato a godere di una tenue notorietà presso il grande pubblico: pensiamo a Rosalind Franklin, chimico-fisica le cui ricerche furono fondamentali per descrivere la struttura del DNA; o a Mileva Maric, che si dice abbia contribuito alla definizione degli studi che hanno trasformato in una vera e propria star il marito Albert Einstein; o ad Ada Lovelace, la prima programmatrice informatica della storia.
Significativo è il fatto che a narrare la storia di queste donne scienziate straordinarie sia proprio una donna che si occupa di scienza come la dottoressa Uva: “Ripercorrere le vicende delle une e delle altre e riscoprire la loro straordinaria dedizione ai propri studi appare quasi doveroso alla luce del fatto che, in particolare nell’ambito delle discipline STEM (le discipline scientifico-tecnologiche come scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), il gender gap è ancora da colmare e i pregiudizi di genere sono ancora presenti. Iniziare a raccontare la storia della scienza al femminile – ancora tutta da scrivere – costituisce un passo indispensabile per metterli a nudo e per incoraggiare le donne di domani a seguire le proprie passioni, senza insicurezze”.

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05/05/2022
05/05/2022
LA RICERCA DI FABIO MODA PREMIATA TRA LE MIGLIORI DIECI SU 340 DALLA RIVISTA TRANSLATIONAL NEURODEGENERATION
In occasione della cerimonia online per il 10° anniversario della rivista, il ricercatore del Besta sarà premiato per lo studio, pubblicato nel 2019, sull’identificazione di biomarcatori specifici per morbo di Parkinson e atrofia multisistemica nella mucosa olfattiva.
È tra le dieci migliori ricerche pubblicate in dieci anni dalla rivista “Translational Neurodegeneration” quella realizzata dal dottor Fabio Moda, ricercatore sanitario dell’Unità di Neurologia 5 e Neuropatologia diretta dal dottor Giorgio Giaccone. L’articolo “Efficient RT-QuIC seeding activity for alpha-synuclein in olfactory mucosa samples of patients with Parkinson's disease and multiple system atrophy”, pubblicato nel 2019 sulla rivista medica peer-reviewed specializzata nelle malattie neurodegenerative (impact factor 8,014), è stato selezionato dal comitato editoriale della rivista insieme ad altri nove articoli tra i 340 degli ultimi 10 anni (2012-2021) per ricevere il “Best Paper Award”.
La cerimonia ufficiale di premiazione si terrà a Pechino nel mese di maggio 2022, ma molti dei premiati, come il dottor Fabio Moda, seguiranno la cerimonia da remoto, a causa del periodo pandemico ancora in corso.
“Lo studio, coordinato da me e dalla mia collaboratrice, la dottoressa Chiara Maria Giulia De Luca, è stato condotto su una casistica di pazienti ben caratterizzati con l’obiettivo di trovare dei biomarcatori di malattia di Parkinson e atrofia multisistemica nella mucosa nasale, che può essere prelevata in maniera semplice, non dolorosa e non invasiva - spiega Fabio Moda -. L’obiettivo dello studio era identificare biomarcatori innovativi in tessuti periferici facilmente prelevabili che ci consentissero non solo di migliorare la diagnosi clinica di queste malattie ma anche di riconoscere sottogruppi della stessa patologia per poter stratificare i pazienti in modo decisamente più accurato”.
Insieme al dottor Moda e alla dottoressa De Luca hanno collaborato alla ricerca e alla successiva pubblicazione altri membri dell’Istituto Besta tra cui il dottor Giorgio Giaccone, il dottor Pietro Tiraboschi, il dottor Federico Cazzaniga e il dottor Edoardo Bistaffa della Neurologia 5; il dottor Roberto Eleopra, il dottor Antonio Elia, il dottor Luigi Romito e la dottoressa Grazia Devigili della Neurologia 1 e il dottor Fabrizio Tagliavini della Direzione Scientifica. Lo studio ha coinvolto anche il dottor Giuseppe Legname, la dottoressa Elena De Cecco e la dottoressa Giulia Salzano della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e la dottoressa Sara Maria Portaleone dell’Unità di otorinolaringologia dell’ospedale San Paolo di Milano.
A questo studio del 2019 – già citato 51 volte in ambito scientifico - ne è poi seguito un altro sempre coordinato dal dottor Moda e pubblicato nel 2021 sulla rivista Molecular Neurodegeneration, dal titolo “Discrimination of MSA-P and MSA-C by RT-QuIC analysis of olfactory mucosa: the first assessment of assay reproducibility between two specialized laboratories” (impact factor 14,195) in cui è stata valutata la riproducibilità dell’approccio analitico e in cui è stato coinvolto un gruppo della Case Western Reserve University di Cleveland (USA) coordinato dal professor Shu Chen. “I risultati di questo nuovo lavoro hanno evidenziato che il protocollo analitico delle mucose olfattive è altamente riproducibile tra laboratori (>96%) e questo è un punto cruciale nel processo di sviluppo e validazione di nuovi biomarcatori per la malattia di Parkinson e l’atrofia multisistemica - ribadisce Fabio Moda-. Sono attualmente in corso degli studi con altri centri esperti, tra cui un gruppo coordinato dalla professoressa Lucilla Parnetti dell’Università di Perugia e da un gruppo coordinato dal dottor Luis Concha-Marambio della company biotech Amprion di San Diego (California, USA) che hanno l’obiettivo di verificare la riproducibilità dell’approccio analitico su ampia scala e stiamo già raccogliendo dei dati molto incoraggianti. Il nostro obiettivo è estendere queste analisi innovative anche a campioni di urina e sangue che, come la mucosa olfattiva, possono essere raccolti con procedure assolutamente non invasive”.

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05/05/2022
05/05/2022
I CENTRI PER LA CURA DELL’EPILESSIA DEGLI ADULTI DELLA FONDAZIONE BESTA RICONFERMATI UN’ECCELLENZA NAZIONALE
La Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE) ha convalidato il riconoscimento di 2° livello per il Centro Chirurgico diretto dal dottor Marco de Curtis e di 3° livello per il Centro di Epilettologia Medica Adulti diretto dal dottor Giuseppe Didato. In attesa di attestazione anche il Centro di Epilettologia Pediatrica diretto dalla dottoressa Tiziana Granata.
Il centro chirurgico e quello di epilettologia medica della Fondazione Besta hanno ottenuto il riconoscimento di 2° e 3° livello dalla Lega Italiana Contro l'Epilessia (LICE) per i prossimi tre anni: l’attestazione certifica l’alta specializzazione dei centri in ambito nazionale, sia per servizi offerti ai pazienti sia per la qualità delle cure e per il volume di attività.
“Ogni tre anni la LICE valuta tutti i centri epilessia italiani per verificarne il livello di prestazioni e di attività – spiega il dottor Marco de Curtis, direttore della UOC Neurologia 7 - Epilettologia Clinica e Sperimentale -. In Italia ci sono pochi centri per l’attività chirurgica: il nostro, che negli ultimi dieci anni è stato sostenuto e finanziato dalla Regione Lombardia e dall’Associazione Paolo Zorzi per le Neuroscienze, è stato riconosciuto come centro di 2° livello sia per la qualità del personale dedicato, sia per i volumi di attività chirurgica”.
“Il trattamento chirurgico dell’epilessia è risolutivo nel 70-80% dei casi. Questo fa sì che il paziente non abbia più crisi né deficit aggiuntivi: non solo starà meglio ma non sarà più a carico del Sistema Sanitario Nazionale – aggiunge il dottor de Curtis. Nella Unità Operativa sono inoltre attivi un ambulatorio di visite multidisciplinari neurologiche e neurochirurgiche e un Day Service per pazienti chirurgici a diversi tempi dopo l’intervento chirurgico, per una presa in carico di circa 300 pazienti sottoposti alla chirurgia dell’epilessia”.
Il centro di epilettologia medica dell’adulto ha ottenuto invece il riconoscimento di 3° livello, il più alto: “è il frutto di un’attività trentennale nel nostro Istituto – approfondisce il dottor Giuseppe Didato, Neurologo della UOC Neurologia 7-. Il riconoscimento viene assegnato in base ai volumi di attività ambulatoriale e diagnostica di alto livello e di attività di ricovero con monitoraggi videoEEG prolungati dedicate ai pazienti con epilessia. Inoltre la Regione Lombardia ha identificato il nostro ospedale tra i centri regionali di riferimento per l’epilessia”.
“I numeri di prestazioni delle due unità mostrano l’alto volume di attività: sono circa 3mila i pazienti adulti che accedono ai due Centri e le visite totali annuali sono circa duemila; 3700 gli esami diagnostici e 150 pazienti ricoverati l’anno – prosegue il dottor Didato -. Dall’esordio della pandemia è diventato essenziale il servizio di telemedicina, con 178 visite dedicate ai pazienti ed un centinaio di visite di supporto psicologico”.
Il Besta, a livello regionale, oltre che punto di riferimento, è il primo centro per l’epilessia, in cordata con l’Ospedale Niguarda e l’Ospedale San Paolo, insieme ai quali forma un Dipartimento Interaziendale Epilettologico.

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05/05/2022
05/05/2022
NEWSLETTER INNBESTA MARZO- APRILE 2022
INNBesta è la newsletter della Fondazione I.R.C.C.S. Istituto Neurologico ‘Carlo Besta’ che consente di essere sempre aggiornati sulle notizie più rilevanti inerenti attività, eventi, progetti di ricerca della Fondazione Besta e a tutte le iniziative ad essa correlate quali quelle di Associazioni e Fondazioni che sostengono il nostro Ente.

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16/05/2022
16/05/2022
La Biblioteca Scientifica è intitolata a Renato Boeri, neurologo e intellettuale milanese ed europeo
Si è tenuta venerdì 13 maggio, alla presenza della Vice Presidente della Regione Lombardia e assessore al Welfare Letizia Moratti e dell’assessore alla Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi, la cerimonia di intitolazione della Biblioteca Scientifica dell’Istituto Neurologico Carlo Besta al professor Renato Boeri, che fu Direttore Scientifico e membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto. Colleghi e mondo scientifico, nell’anno del centenario della sua nascita, hanno ricordato la figura dell’illustre neurologo che fu anche fondatore della Consulta di Bioetica. Presenti i tre figli, Sandro, Stefano e Tito.
Fu assistente volontario (dal 1948), poi primario (1968) e Direttore Clinico Scientifico dell’Istituto Neurologico Carlo Besta per dieci anni (dal 1977 al 1987) fino a divenire membro del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto in qualità di rappresentante del ministero per la Ricerca Scientifica e Tecnologica. Il professor Renato Boeri, a cui da oggi è intitolata la Biblioteca Scientifica dell’Istituto Neurologico di via Celoria, fu una figura illustre non solo per la città di Milano, ma per tutta la comunità scientifica nazionale: fu uno dei medici neurologi più influenti della seconda metà del ’900, oltre che un innovatore e intellettuale europeo e comandante partigiano.
Venerdì all’Istituto Besta il taglio del nastro e l’inaugurazione della targa di ingresso alla Biblioteca Scientifica, alla presenza del Vice Presidente della Regione Lombardia, Letizia Moratti e dell’assessore al Cultura del Comune di Milano, Tommaso Sacchi, insieme ai tre figli di Boeri, Sandro, Stefano e Tito. Il professor Boeri quest'anno avrebbe compiuto cento anni e per questo anche il comune di Milano gli ha intitolato un giardino poco distante dal Besta e la targa che ricorda il “neurologo, comandante partigiano, fondatore delle Consulta di Bioetica”.
All’Istituto Besta oggi Renato Boeri è stato ricordato dal mondo scientifico e da tanti colleghi che hanno avuto la fortuna di lavorare con lui tra le mura dell’Istituto come medico, come Direttore Scientifico, come primo Presidente del Comitato Scientifico di Fondazione Mariani.
“La visione innovativa che il professor Boeri aveva della ricerca per le neuroscienze ha fatto sì che, negli anni della sua permanenza al Besta, l’Istituto divenisse uno dei principali centri di ricerca scientifica in diversi ambiti di ricerca e di cura e che anche il patrimonio della Biblioteca Scientifica crescesse in modo significativo. Per questo abbiamo deciso di intitolare a lui questo luogo di studio e di cultura – ha spiegato il Direttore Scientifico del Besta, professor Giuseppe Lauria Pinter -. L’impronta lasciata da Boeri quale illustre neurologo e scienziato lungimirante non è solo qui a Milano: nel nostro Paese Boeri è stato per anni segretario della Società Italiana di Neurologia e consulente del ministero della Sanità; nel 1979 ha fondato l’Italian Journal of Neurological Sciences, che ha diretto fino al 1993. A livello internazionale fu nominato ‘Membre d’honeur à titre étranger’ della Société de neurologie française (1980), membro della New York Academy of Science (1982), ‘Honorary-Corresponding Member’ dell’American Academy of Neurology (1983), membro della Royal Society of Medicine di Londra (1985), nonché dell’International Headache Society (1985)”.
“Tra le mura del nostro edificio storico di via Celoria hanno vissuto, studiato, fatto crescere la ricerca e soprattutto curato i nostri pazienti, medici, scienziati e ricercatori che hanno scritto la storia della Neurologia Italiana, tra questi anche il professor Boeri che oggi ricordiamo nel centenario della sua nascita e a cui siamo onorati di intitolare la nostra Biblioteca Scientifica – ha concluso il presidente dell’Istituto Besta, Andrea Gambini -. In un secolo. l’istituto Besta è cresciuto in eccellenza grazie a fattori determinanti quali il rinnovamento tecnologico, la ricerca scientifica, l’innovazione in Neurochirurgia e naturalmente l’ingegno umano. Siamo ora pronti a crescer ancora di più e a raggiungere un importante traguardo, insieme alla Regione Lombardia: il trasferimento alla Città della Salute”.

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05/05/2022
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PREMIO PER IL BANDO DI CONCORSO GMN2022 ALLA RICERCATRICE MIRNA ANDELIC
Il progetto di ricerca “Probing the role of miRNA reprogramming in small fibre neuropathy” della ricercatrice Mirna Andelic è vincitore del premio nazionale GMN2022, conferito dall’Associazione Italiana per lo Studio del Sistema Nervoso Periferico (ASNP) e dall’Associazione Italiana di Miologia (AIM). La giovane ricercatrice del Besta, 29 anni, ha condotto, insieme a un gruppo di lavoro, un progetto sulle neuropatie del sistema nervoso periferico, occupandosi della parte sperimentale del progetto per l’individuazione di microRNA nei pazienti con Small Fibre Neuropathy (neuropatia delle piccole fibre con dolore).
“Lo studio prevede l’individuazione dei mricroRNA nel tessuto cutaneo di campioni già presenti e prelevati in studi precedenti da pazienti con neuropatia delle piccole fibre con dolore – spiega Mirna Andelic, che sta svolgendo il dottorato di ricerca congiunto nella UOC Neurologia3-Neuoroalgologia all’interno del progetto Marie Sklodowska-Curie Actions PAIN-Net e School for Mental Health and Neuroscience, Maastricht University -. Ora dobbiamo svolgere degli studi funzionali per verificare se il microRNA identificato nella fase di ‘proof-of-concept’ abbia un ruolo nella trasmissione del dolore. Se i risultati preliminari saranno confermati nello studio funzionale in vitro, potrebbero servire come base per lo sviluppo di nuove terapie mirate migliorate per la neuropatia delle piccole fibre”.
La ricercatrice di origine croata ha iniziato la sua formazione professionale come una dei 13 Early Stage Researcher (ESR) del progetto Marie Sklodowska-Curie (MSCA), Horizon 2020 PAIN-net nel 2017, coordinato da professor Giuseppe Lauria.
“Il progetto PAIN-net con il professor Lauria come Principal Investigator è stato un primo passo importante nel mio sviluppo professionale – prosegue -. Sono stata inserita in un accogliente gruppo di ricercatori con background diversi che mi hanno permesso di ampliare le mie capacità e conoscenze. Insieme abbiamo progettato esperimenti stimolanti, che ci hanno portato risultati innovativi che pubblicheremo presto, come parte della mia tesi di dottorato. Sono molto grata per i colleghi e gli amici con cui collaboro al Besta: le dottoresse Erika Salvi, Raffaella Lombardi, Margherita Marchi, Stefania Marcuzzo e i dottori Daniele Cazzato e Daniele Cartelli che stanno partecipando attivamente al mio progetto di dottorato e ovviamente il professor Lauria e tutta la nostra Unità Operativa per avermi fatto sentire benvenuta e avermi permesso di crescere nel mio percorso professionale e scientifico”.

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05/05/2022
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“VITE OSCURE DI SCIENZIATE EMINENTI”, NEL LIBRO DELLA DOTTORESSA LAURA UVA LE STORIE DI SCIENZIATE STRAORDINARIE
Dalla penna di una ricercatrice del Besta, in collaborazione con il redattore Stefano Gianni, è nato un libro che vuol essere un incoraggiamento per tante giovani donne a seguire le loro passioni senza insicurezze.
Tredici storie di donne guidate da una grande passione per la scienza, talmente grande da sfidare le opposizioni della società − che non le considerava all’altezza in quanto donne − o delle loro stesse famiglie, che non ritenevano la mente femminile adatta alle materie scientifiche. Le racconta la dottoressa Laura Uva, ricercatrice della U.O. Epilettologia Clinica e Sperimentale del Besta nel libro “Vite oscure di scienziate eminenti”, scritto a quattro mani con l’editor Stefano Gianni, e pubblicato da Loescher Editore.
“Focus di questo libro sono le biografie di tredici scienziate vissute tra il IV e il XXI secolo – spiega la ricercatrice -. Sono matematiche, astronome, fisiche, chimiche e una medichessa, tutte dotate di notevoli capacità e animate da una grande passione verso la scienza, ma marchiate da una serie di pregiudizi dettati dal tempo e dalla società. A causa di questi pregiudizi, molte di loro, nonostante gli importanti risultati raggiunti, non hanno ricevuto i dovuti riconoscimenti in vita e talvolta sono state dimenticate dopo la morte”.
“Vite oscure di scienziate eminenti” racconta le difficoltà che queste donne hanno dovuto affrontare per avere la possibilità di seguire la propria vocazione, per non cedere ai pregiudizi e per riuscire a svolgere il lavoro che avevano scelto.
Molti dei loro nomi non sono noti ai più; eppure, ad esempio, Trotula de’ Ruggiero fu la prima ginecologa in Europa, Emmy Noether fornì il supporto matematico necessario all’elaborazione della teoria della relatività, Lise Meitner scoprì la fissione nucleare, e Hedy Lamarr, celebre attrice hollywoodiana, elaborò un sistema di trasmissione dei segnali radio che anni dopo la sua messa a punto sarà adottato dalla telefonia mobile. Solo alcune, da qualche tempo, hanno cominciato a godere di una tenue notorietà presso il grande pubblico: pensiamo a Rosalind Franklin, chimico-fisica le cui ricerche furono fondamentali per descrivere la struttura del DNA; o a Mileva Maric, che si dice abbia contribuito alla definizione degli studi che hanno trasformato in una vera e propria star il marito Albert Einstein; o ad Ada Lovelace, la prima programmatrice informatica della storia.
Significativo è il fatto che a narrare la storia di queste donne scienziate straordinarie sia proprio una donna che si occupa di scienza come la dottoressa Uva: “Ripercorrere le vicende delle une e delle altre e riscoprire la loro straordinaria dedizione ai propri studi appare quasi doveroso alla luce del fatto che, in particolare nell’ambito delle discipline STEM (le discipline scientifico-tecnologiche come scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), il gender gap è ancora da colmare e i pregiudizi di genere sono ancora presenti. Iniziare a raccontare la storia della scienza al femminile – ancora tutta da scrivere – costituisce un passo indispensabile per metterli a nudo e per incoraggiare le donne di domani a seguire le proprie passioni, senza insicurezze”.

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LA RICERCA DI FABIO MODA PREMIATA TRA LE MIGLIORI DIECI SU 340 DALLA RIVISTA TRANSLATIONAL NEURODEGENERATION
In occasione della cerimonia online per il 10° anniversario della rivista, il ricercatore del Besta sarà premiato per lo studio, pubblicato nel 2019, sull’identificazione di biomarcatori specifici per morbo di Parkinson e atrofia multisistemica nella mucosa olfattiva.
È tra le dieci migliori ricerche pubblicate in dieci anni dalla rivista “Translational Neurodegeneration” quella realizzata dal dottor Fabio Moda, ricercatore sanitario dell’Unità di Neurologia 5 e Neuropatologia diretta dal dottor Giorgio Giaccone. L’articolo “Efficient RT-QuIC seeding activity for alpha-synuclein in olfactory mucosa samples of patients with Parkinson's disease and multiple system atrophy”, pubblicato nel 2019 sulla rivista medica peer-reviewed specializzata nelle malattie neurodegenerative (impact factor 8,014), è stato selezionato dal comitato editoriale della rivista insieme ad altri nove articoli tra i 340 degli ultimi 10 anni (2012-2021) per ricevere il “Best Paper Award”.
La cerimonia ufficiale di premiazione si terrà a Pechino nel mese di maggio 2022, ma molti dei premiati, come il dottor Fabio Moda, seguiranno la cerimonia da remoto, a causa del periodo pandemico ancora in corso.
“Lo studio, coordinato da me e dalla mia collaboratrice, la dottoressa Chiara Maria Giulia De Luca, è stato condotto su una casistica di pazienti ben caratterizzati con l’obiettivo di trovare dei biomarcatori di malattia di Parkinson e atrofia multisistemica nella mucosa nasale, che può essere prelevata in maniera semplice, non dolorosa e non invasiva - spiega Fabio Moda -. L’obiettivo dello studio era identificare biomarcatori innovativi in tessuti periferici facilmente prelevabili che ci consentissero non solo di migliorare la diagnosi clinica di queste malattie ma anche di riconoscere sottogruppi della stessa patologia per poter stratificare i pazienti in modo decisamente più accurato”.
Insieme al dottor Moda e alla dottoressa De Luca hanno collaborato alla ricerca e alla successiva pubblicazione altri membri dell’Istituto Besta tra cui il dottor Giorgio Giaccone, il dottor Pietro Tiraboschi, il dottor Federico Cazzaniga e il dottor Edoardo Bistaffa della Neurologia 5; il dottor Roberto Eleopra, il dottor Antonio Elia, il dottor Luigi Romito e la dottoressa Grazia Devigili della Neurologia 1 e il dottor Fabrizio Tagliavini della Direzione Scientifica. Lo studio ha coinvolto anche il dottor Giuseppe Legname, la dottoressa Elena De Cecco e la dottoressa Giulia Salzano della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste e la dottoressa Sara Maria Portaleone dell’Unità di otorinolaringologia dell’ospedale San Paolo di Milano.
A questo studio del 2019 – già citato 51 volte in ambito scientifico - ne è poi seguito un altro sempre coordinato dal dottor Moda e pubblicato nel 2021 sulla rivista Molecular Neurodegeneration, dal titolo “Discrimination of MSA-P and MSA-C by RT-QuIC analysis of olfactory mucosa: the first assessment of assay reproducibility between two specialized laboratories” (impact factor 14,195) in cui è stata valutata la riproducibilità dell’approccio analitico e in cui è stato coinvolto un gruppo della Case Western Reserve University di Cleveland (USA) coordinato dal professor Shu Chen. “I risultati di questo nuovo lavoro hanno evidenziato che il protocollo analitico delle mucose olfattive è altamente riproducibile tra laboratori (>96%) e questo è un punto cruciale nel processo di sviluppo e validazione di nuovi biomarcatori per la malattia di Parkinson e l’atrofia multisistemica - ribadisce Fabio Moda-. Sono attualmente in corso degli studi con altri centri esperti, tra cui un gruppo coordinato dalla professoressa Lucilla Parnetti dell’Università di Perugia e da un gruppo coordinato dal dottor Luis Concha-Marambio della company biotech Amprion di San Diego (California, USA) che hanno l’obiettivo di verificare la riproducibilità dell’approccio analitico su ampia scala e stiamo già raccogliendo dei dati molto incoraggianti. Il nostro obiettivo è estendere queste analisi innovative anche a campioni di urina e sangue che, come la mucosa olfattiva, possono essere raccolti con procedure assolutamente non invasive”.

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I CENTRI PER LA CURA DELL’EPILESSIA DEGLI ADULTI DELLA FONDAZIONE BESTA RICONFERMATI UN’ECCELLENZA NAZIONALE
La Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE) ha convalidato il riconoscimento di 2° livello per il Centro Chirurgico diretto dal dottor Marco de Curtis e di 3° livello per il Centro di Epilettologia Medica Adulti diretto dal dottor Giuseppe Didato. In attesa di attestazione anche il Centro di Epilettologia Pediatrica diretto dalla dottoressa Tiziana Granata.
Il centro chirurgico e quello di epilettologia medica della Fondazione Besta hanno ottenuto il riconoscimento di 2° e 3° livello dalla Lega Italiana Contro l'Epilessia (LICE) per i prossimi tre anni: l’attestazione certifica l’alta specializzazione dei centri in ambito nazionale, sia per servizi offerti ai pazienti sia per la qualità delle cure e per il volume di attività.
“Ogni tre anni la LICE valuta tutti i centri epilessia italiani per verificarne il livello di prestazioni e di attività – spiega il dottor Marco de Curtis, direttore della UOC Neurologia 7 - Epilettologia Clinica e Sperimentale -. In Italia ci sono pochi centri per l’attività chirurgica: il nostro, che negli ultimi dieci anni è stato sostenuto e finanziato dalla Regione Lombardia e dall’Associazione Paolo Zorzi per le Neuroscienze, è stato riconosciuto come centro di 2° livello sia per la qualità del personale dedicato, sia per i volumi di attività chirurgica”.
“Il trattamento chirurgico dell’epilessia è risolutivo nel 70-80% dei casi. Questo fa sì che il paziente non abbia più crisi né deficit aggiuntivi: non solo starà meglio ma non sarà più a carico del Sistema Sanitario Nazionale – aggiunge il dottor de Curtis. Nella Unità Operativa sono inoltre attivi un ambulatorio di visite multidisciplinari neurologiche e neurochirurgiche e un Day Service per pazienti chirurgici a diversi tempi dopo l’intervento chirurgico, per una presa in carico di circa 300 pazienti sottoposti alla chirurgia dell’epilessia”.
Il centro di epilettologia medica dell’adulto ha ottenuto invece il riconoscimento di 3° livello, il più alto: “è il frutto di un’attività trentennale nel nostro Istituto – approfondisce il dottor Giuseppe Didato, Neurologo della UOC Neurologia 7-. Il riconoscimento viene assegnato in base ai volumi di attività ambulatoriale e diagnostica di alto livello e di attività di ricovero con monitoraggi videoEEG prolungati dedicate ai pazienti con epilessia. Inoltre la Regione Lombardia ha identificato il nostro ospedale tra i centri regionali di riferimento per l’epilessia”.
“I numeri di prestazioni delle due unità mostrano l’alto volume di attività: sono circa 3mila i pazienti adulti che accedono ai due Centri e le visite totali annuali sono circa duemila; 3700 gli esami diagnostici e 150 pazienti ricoverati l’anno – prosegue il dottor Didato -. Dall’esordio della pandemia è diventato essenziale il servizio di telemedicina, con 178 visite dedicate ai pazienti ed un centinaio di visite di supporto psicologico”.
Il Besta, a livello regionale, oltre che punto di riferimento, è il primo centro per l’epilessia, in cordata con l’Ospedale Niguarda e l’Ospedale San Paolo, insieme ai quali forma un Dipartimento Interaziendale Epilettologico.

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05/05/2022
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